• Pubblicata il
  • Autore: Apogeo
  • Pubblicata il
  • Autore: Apogeo

Primavera - Livorno Trasgressiva

:” Mamma, vado in facoltà ! Ci vediamo per cena. “ La voce del ragazzo scosse Helene dal torpore nel quale era sprofondata grazie al dolce getto caldo della doccia. :”D’accordo tesoro, buona giornata !” Urlò la donna per riuscire a farsi sentire. La porta d’ingresso dell’appartamento si aprì e si richiuse subito dopo con un colpo deciso. Helene girò la manopola, uscì dalla cabina e respirò per alcuni secondi l’aria satura di pesante vapore. Il suo corpo grondava di minuscole gocce e la lunga chioma bionda abbracciava le sue spalle bagnate.
:”Questo bagno è una sauna” pensò la donna. Aprì la finestra e si lasciò colpire dall’aria piacevolmente frizzante del mattino. Il suo appartamento, al sesto piano di un bel condominio eretto vent’anni prima, dominava la città. Sulla sinistra si scorgevano le colline aguzze e selvose ai cui piedi passava la superstrada. Sulla destra il mare, solcato da imbarcazioni, risplendeva sotto i giovani raggi del sole mattutino. La città era una distesa uniforme di tetti, strade e piazze, dalla quale si alzava il rumore del traffico caotico. In lontananza le ciminiere della zona industriale torreggiavano sull’orizzonte.
Helene guardò il vapore defluire dal bagno e ritornare nella atmosfera, quindi afferrò il suo accappatoio azzurro e si asciugò il corpo. Quarantenne, separata, un figlio al secondo anno di Farmacia, Helene era docente associato nella cattedra di Storia contemporanea alla Facoltà di Lettere della sua città. Il lavoro le piaceva e la appassionava, in quanto permetteva un costante allenamento intellettuale e la possibilità di conoscere diverse importanti personalità del mondo culturale ed accademico, grazie al fitto calendario di seminari, conferenze, tavole rotonde che, insieme alle lezioni ordinarie, occupavano gran parte della sua vita professionale. In quel periodo Helene stava terminando la sua parte di un voluminoso manuale di storia del novecento, che stava scrivendo insieme a tre storici di altrettanti atenei Italiani. Il suo ultimo capitolo, dedicato alla geopolitica del Vicino Oriente dalla Guerra dei sei giorni alla crisi nel Golfo Persico, la aveva coinvolta in una spericolata serie di indagini tra l’Italia e l’Arabia. Quella mattina avrebbe incontrato uno dei co-autori del manuale per discutere di alcune importanti scelte contenutistiche.
Helene finì di asciugarsi ed andò in camera da letto per vestirsi. Come ogni giorno avrebbe mostrato la sua bellezza nordica, ereditata, come il nome, dalla madre Bretone. Indossò un vestito beige acquistato poche settimane prima a Perugia, il quale le permetteva di evidenziare le sue gambe magre e molto lunghe. Scelse un paio di scarpe dal tacco poco pronunciato, come si addice a quelle signore che, essendo già a piedi nudi oltre i 170 cm, rischierebbero di apparire gigantesche se nn lo facessero. Per finire un leggero trucco ed una collana di corallo. Guardò l’orologio e scoprì che mancavano pochissimi minuti alle otto. L’appuntamento con il collega era stato fissato per le nove nel suo ufficio. Helene prese la borsa da lavoro e vi mise dentro una consistente mole di fogli. Afferrate le chiavi della macchina sul mobiletto vicino all’ingresso, aprì la porta ed uscì di casa.
Era sul punto di chiamare l’ascensore quando improvvisamente si ricordò di un piccolo incarico che le aveva affidato suo figlio Claudio la sera precedente, ossia portare degli appunti ad un suo compagno di corso. Alessio ( questo il nome del ragazzo ) era appena tornato da una vacanza in Portogallo ed aveva urgente bisogno dei riassunti delle lezioni che aveva perso, riassunti che Claudio non poteva consegnargli di persona.
“Poco male, ci metterò pochissimo “,pensò Helene. Ritornò in casa e vide sul tavolo di cucina un quaderno dalla copertina colorata, su cui campeggiava un’etichetta adesiva con scritto “Fondamenti di chimica organica”. Accanto c’era un biglietto con l’indirizzo del collega di suo figlio. Helene sorrise ripensando alle difficoltà che aveva avuto al liceo con le materie scientifiche e si rallegrò, come aveva più volte già fatto, di come invece il figlio nutrisse una spiccata simpatia per quel ramo del sapere.
La Citroen C3 di Helene stava percorendo le strade trafficate della città. L’autoradio diffondeva nell’abitacolo le parole dell’ultimo successo di Lady Gaga, “Bad romance”. Percorsa una verdeggiante rotatoria, l’automobile svoltò a destra e si immise in una via semideserta . Erano le 8,26. Tempus fugit. Sfortunatamente non fu semplice trovare uno spazio libero dove poter parcheggiare, ma alla fine ne vide uno, quasi alla fine della via e lo sfruttò. Preso il materiale e chiusa la macchina, Helene si incamminò a passo svelto verso il civico annotato sul biglietto e lo trovò dopo circa trenta secondi. Era un modesto palazzotto su tre piani alle cui spalle si stendeva un campo erboso. Un pesante cancello rosso separava il marciapiede dall’area dei garages condominiali. Le pareti esterne non erano ben tenute ed affioravano su di esse bolle e crepe sparse. Helene suonò il campanello e dopo pochi secondi una voce domanò :” Chi è ?” La donna prontamente rispose :” Sono la madre di Claudio. Sono passata a portarti gli appunti di mio figlio.” Per alcuni secondi non accadde nulla ma poi, senza che dall’altra parte ci fosse una risposta, la porta si aprì con un fragoroso “clic”. A quel punto il ragazzo disse :” Sono al terzo piano.”
Helene entrò nell’androne e notò l’assenza di un ascensore. 8,33. Salì velocemente le scale, ripide e strette, e raggiunse il piano indicatole da Alessio. La porta del suo appartamento era semiaperta. Helene si fermò sulla soglia. Aveva di fronte un corridoio alle cui pareti erano affissi alcuni bei quadretti bucolici e delle graziose stampe raffiguranti diverse specie botaniche. La voce del ragazzo raggiunse le orecchie di Helene :” Prego, entri pure.” Lei continuava a non vederlo. Fece qualche passo e chiuse la porta dietro di se. Fu allora che, finalmente, si stabilì il primo contatto visivo. Alessio si materializzò nel corridoio :” Mi scusi, stavo finendo di vestirmi…” La frase rimase come sospesa in aria, in cerca di una conclusione che non sarebbe arrivata. Curiosamente, la stessa, improvvisa, mancanza di parole , unita ad un forte stupore, colse anche Helene.La donna aveva in poche frazioni di secondo registrato tutti i dati significativi riguardanti il suo particolare interlocutore. Era alto circa 1,85, castano, volto rasato da pochi minuti, fisico muscoloso. Indossava una maglietta bianca, attillata, ed un paio di jeans. Doveva avere uno o due anni più di Claudio. Quella strana fase di congelamento, quella sorta di imprevedibile sortilegio, durò quasi dieci secondi. Helene, ripreso il controllo della situazione, si avvicinò timidamente a lui, porgendogli il quaderno :” Sono gli appunti di Claudio.” Alessio fece a sua volta alcuni passi nel verso contrario e prese il quaderno dalla mano di lei, con molta lentezza, continuando a guardarla. :” Venga con me, le preparo un caffè. “ Helene dette uno sguardo all’orologio : erano le 8,37. :”Mi spiace ma vado di fretta. Ho un impegno di lavoro molto importante che mi attende. “ Alessio parve dispiacersi :” In questo caso…mi limito a ringraziarla della sua gentilezza e mi scuso per il tempo che le ho rubato. “
Helene era di nuovo come inebetita. Provò l’impulso irrazionale di fregarsene dell’appuntamento e di rimanere in quella casa. Cosa le stava succedendo ? Nulla, assolutamente nulla. La ragione tornò a dominarla :” Nessun problema. Mi auguro di rivederti, magari in casa nostra a studiare con Claudio. “ Detto questo si girò e si diresse verso la porta. La aprì ed in quell’istante sentì due mani toccarle delicatamente le spale. Si girò nervosamente e si trovò a pochissimi centimetri dal volto di Alessio. Il ragazzo, con intraprendenza, la baciò in bocca. Helene precipitò di nuovo nell’assurdo gioco di quelle misteriose forze interiori che volevano farla restare in compagnia del ragazzo. Ma quelle forze, ancora, non erano abbastanza stabili. La donna si staccò con impeto e, come in automatico, colpì Alessio al volto con uno schiaffo. Per un attimo lesse nei suoi occhi l’umiliazione. Si voltò e scese le scale. Fu allora, in quei secondi convulsi nei quali percorse i gradini, che nella sua mente lampeggiarono giravolte di pensieri e considerazioni : la bellezza di Alessio, l’insoddisfazione che la accompagnava da quando aveva lasciato suo marito, l’impegno accademico, l’età, suo figlio. Tutto questo la colpì e la attraversò , come una pioggia di dardi in uno scontro campale, ma , invece di sollevare lo scudo, si lasciò travolgere ed alla fine prese una decisione irrevocabile.
Alessio era ancora immobile sulla soglia, con gli occhi tristi e la guancia arrossata. Helene riapparve, spinse il ragazzo in casa e chiuse l’uscio alle sue spalle. Ci fu ancora un lungo sguardo muto, poi, finalmente, i due si baciarono sulla bocca. Quel bacio fu lunghissimo e molto più intenso del precedente. Le loro mani toccavano i vestiti senza delicatezza, bensì con bramosia. Alla fine di quel contatto Alessio disse :” Vieni con me .“ La coppia percorse quasi correndo il corridoio e si ritrovò in una camera da letto. La scrivania e la libreria erano ingombre di libri, fogli e CD. Sul monitor del PC si aggrovigliavano i tubi dello screen saver. Alessio mise Helene a sedere sulla scrivania , sollevandola di peso da terra, poi si tolse la maglietta, rimanendo a torso nudo. Continuando a baciarla, il ragazzo la denudò accuratamente. Quando lei rimase con il solo intimo addosso, sbottonò i jeans di lui e li abbasò. Alessio li allontanò con un calcio. Helene si distese sulla scrivania e, senza chiedere il permesso, gettò a terra fogli e libri per guadagnare spazio. Alessio era sopra di lei e si strofinava sul suo corpo. Indossavano ancora qualcosa…Helene percepì la durezza dell’erezione e, messa una mano sulle sue mutande, strinse con forza. Alessio gemette. La donna nn si fermò e permise al pene di uscire. Lui le tolse il reggiseno, poi si liberò delle mutande..
:” Andiamo sul letto.” Le sussurrò all’orecchio. Completamente nudi, i neo amanti si buttarono avvinghiati su quel giaciglio morbido ma poco spazioso. Alessio toccò i seni di Helene con il pene, poi fu la volta dello stomaco e della pancia. Le baciò l’ombelico. Attraversata da brividi di piacere, la donna si toccò i capezzoli ed emise deboli lamenti. Alessio si stava masturbando e con l’altra mano stava toccando la vulva di lei. Helene raggiunse il primo orgasmo. Alessio si chinò e, continuando a tenere il pene in mano, le baciò il pube.
:” Mettimelo dentro, ti prego…” Alessio risalì il suo corpo, leccandolo tutto, dalla vulva al naso. La baciò di nuovo sulla bocca. Helene gli toccava i testicoli con le dita della mano destra : erano grossi e duri. In quell’istante il cellulare della donna squillò dentro la sua borsa appoggiata al letto :”Cazzo! L’appuntamento !” Urlò staccandosi da Alessio.Prese il telefonino e rispose. Il giovane uomo, silenziosamente, la baciava sulla schiena.
:”Helene, dove minchia sei !? Il professore ti sta aspettando ! “ Sbraitò una voce femminile. :”Scusami Carla, ma non posso presentarmi in ufficio…” Alessio le solleticava le grandi labbra con un dito. Con la voce rotta dall’eccitazione Helene proseguì :” Stavo per telefonare . Questa notte ho avuto un violento attacco di febbre …” :” Mi dispiace, in effetti hai una voce strana. “ Carla non poteva lontanamente immaginare la vera ragione dell’alterazione della voce di Helene. Alessio aveva iniziato a a toccarle la figa con più energia. :” Helene? “ La donna non riuscì a trattenere un gemito di piacere. :” Helene, mi stai facendo preoccupare…” :” No, è tutto….a posto. Prenderò delle medicine.” Oramai giunta alle soglie del secondo orgasmo ed obbligata a non tradirsi, Helene chiuse la conversazione , gettò il cellulare a terra ed emise un liberatorio gemito di godimento. Non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi da quel piacere che subito Alessio la schiacciò con il suo peso e la penetrò con vigore. Helene sentiva i colpi energici del ragazzo e si teneva forte alla sua schiena. Le loro lingue si cercavano freneticamente per potersi intrecciare. L’estasi fu allucinante per entrambi.
:”Questa volta ti perdono, ma in futuro dovremo cercare di non venire meno ai nostri impegni !” Alessio ribattè :” Io non ho nessuna intenzione di “venire meno” e nemmeno tu, credo !” Helene sorrise di quel malizioso doppio senso e baciò sulle labbra l’amante.

Vota la storia:




Iscriviti alla Newsletter del Sexy Shop e ricevi subito il 15% di sconto sul tuo primo acquisto


Iscrivendoti alla newsletter acconsenti al trattamento dei dati personali come previsto dall'informativa sulla privacy. Per ulteriori informazioni, cliccando qui!

Non ci sono commenti

Per commentare registrati o effettua il login

Accedi
Registrati