• Pubblicata il
  • Autore: DEBORA PIG
  • Categoria: Racconti etero
TRASFERTA A CATANZARO – 2^ puntata -  Catanzaro (CZ) - Livorno Trasgressiva

TRASFERTA A CATANZARO – 2^ puntata - Catanzaro (CZ) - Livorno Trasgressiva

Mi tolsi la giacchetta e le scarpe coi tacchi che mi facevano un male cane. Mi sistemai su un divano molto grande e comodo. 
- Allora è qui che porti le tue ultime vittime? 
- Che tu ci creda o no, è la prima volta che lo faccio. Mi sono trasferito da poco e in questo momento non ho una relazione stabile. Cosimo mise sul lettore CD un disco di Gigi D'Alessio sapendo che era il mio preferito. Poi si avvicinò lentamente a me, si sedette sul bordo del divano e cominciò a guardarmi.
- Sei così bella...
Disse, abbassando la testa verso la mia bocca e baciandomi a lungo come se fosse stato l'ultimo bacio della vita. Le nostre labbra si incollarono e le nostre lingue si attorcigliarono l'una all'altra per molti minuti. Poi lui si chinò e mi sollevò fra le braccia (non ricordavo che fosse così forte). Mi depose sul letto che regnava in camera sua e si sedette accanto a me senza dire una parola. Seguì un secondo bacio ancora più appassionato del primo, mentre stava cominciando a sbottonare i bottoni dalla camicetta.
- Noooo!!! 
Dissi con voce palesemente falsa e tremante, mentre la mia fessa gridava: “Sììììììììììì...”!!!
Cominciò a spogliarmi lentamente, con movimenti sicuri, e durante quel periodo la sua bocca non smise per un secondo di leccarmi e baciarmi dolcemente ogni pezzettino di pelle che incontrava, mentre la sua barba da hipster stagionato risvegliava in me sensazioni dimenticate. Ha continuato così fino a quando sono rimasta solo in mutande e reggiseno. Solo allora si tolse camicia, calzoni e boxer, lasciando vedere il suo petto atletico e la sua minchia muscoloso che emanava odore di maschio e di sudore. Mi levò il reggiseno e ammirò le mie zizze con uno sguardo più eloquente di ogni parola. Iniziò a succhiarmi i capezzoli per molto tempo e, nel frattempo, mi accarezzava le cosce e la l'inguine aumentando il mio desiderio di essere scopata.
Poi si arrampicò coi baci sulla mia figa (bagnata come una chiavica) e quando arrivò, iniziò direttamente a giocare con la lingua intorno al mio clitoride pulsante e alle piccole labbra che si erano aperte come un libro al vento. Proprio mentre mi avvicinavo all'orgasmo si fermò, mi guardò negli occhi, poi spinse la lingua in profondità nella vagina dilatata. Penso di aver avuto un altro orgasmo immediato, perchè il piacere fu così grande che non posso descriverlo.
Senza uscire fuori dalla fessa, continuò a leccarmi come uno spazzino che deve fare pulizia sulla strada. Con questo ritmo, mi avvicinai a un ulteriore orgasmo, quando improvvisamente si fermò e si tolse i pantaloni. Capii che era il mio turno e cominciai a baciarlo proprio come aveva fatto lui, perchè ero ansiosa di arrivare a leccare la sua minchia.
Leccai per primi i suoi grossi coglioni, poi iniziai a succhiare la punta della minchia e mi impegnai a prenderla tutta in bocca. Capivo che gli piaceva assai e stavo lottando per essere all'altezza. Sentivo che non mancava molto e volevo sentire il sapore dello sperma che avrebbe invaso la mia bocca, ma non mi regalò quel piacere. Spinse indietro la mia testa e mi sollevò mettendomi a cosce aperte sopra di lui. Poi sistemò la minchia eretta all'ingresso della fessa e mi ha infilzò muovendosi a un ritmo troppo lento per come ero eccitata io.
- Più in fretta... più in fretta!
Gridai mentre sospiravo e gemevo, ma lui continuò il suo gioco di piacere. Mi morse i capezzoli e con una mano mi stropicciò le chiappe. Mi stavo avvicinando all'orgasmo e lui lo sapeva. Quando persi il controllo e cominciai a cavalcarlo su e giù velocemente, mi infilò un dito in culo. L'orgasmo fu fantastico: sentii il cielo cadere su di me in una sensazione unica di vibrazione totale. Tutta la mia fessa era contratta intorno alla sua minchia come se non la volesse lasciare più. Dopo alcuni minuti di mio godimento ripetuto, venne anche lui, schizzandomi dentro come una bottiglia di spumante appena stappata.
Rientrai a Reggio verso le 4 del pomeriggio. Il mio capo era impaziente e mi fece un mucchio di domande.
- Tutto bene? Hai il contratto firmato? Perchè c'hai messo tanto? Ho provato a chiamarti, ma eri irrangiungibile...
La parola “contratto” mi fece subito ripensare alla mia fessa “contratta” sulla minchia di Cosimo.
- Ecco il contratto... c'era un mucchio di traffico e il telefonino non prendeva... Mi scusi, devo scappare alla toilette...
Mi sono chiusa in bagno, mi sono fatta un bel ditalino e sono tornata in ufficio soddisfatta. Dopo tutto, non era sta una giornata così brutta.

FINE

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